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Vaccini e Gravidanza

Vaccinazioni raccomandate per le donne e in gravidanza

Le vaccinazioni sono uno degli strumenti preventivi più efficaci in Sanità. Esse sono in grado di prevenire, in modo efficace e sicuro, lo sviluppo di alcune malattie infettive, le loro complicanze e la loro diffusione. Esse hanno un impatto rilevante in termini di riduzione dell’incidenza delle malattie stesse e di possibili decessi ad esse correlati, nonché di diminuzione delle sequele a breve e lungo termine e dei costi legati all’assistenza durante e dopo la malattia.

L’uso delle vaccinazioni, oltre che per la protezione di specifiche classi di età in cui sono maggiori i rischi, deve tenere in considerazione anche specifiche esigenze, ad esempio legate a particolari condizioni di vita, di lavoro e di salute.

Vaccinazione anti morbillo-parotite-rosolia (MPR) e varicella

L’eliminazione di morbillo e rosolia congenita è una priorità assoluta, riconosciuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha definito un piano mondiale a cui l’Italia ha aderito. È, quindi, necessario utilizzare tutte le occasioni possibili per verificare lo stato immunitario della donna nei confronti di morbillo, parotite e rosolia; in assenza di immunizzazione anche solo verso una delle malattie elencate, è opportuno proporre attivamente la vaccinazione.

Per le donne in età fertile, in considerazione del maggior rischio di sviluppare complicanze gravi in età adulta e dei seri rischi per la salute embrio-fetale, conseguenti all’infezione naturale contratta da una donna in gravidanza, è consigliabile valutare lo stato immunitario contro la varicella e, se necessario, proporre la vaccinazione.

Vaccinazione anti-HPV

Il dodicesimo anno di vita rappresenta l’età raccomandata per l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione antiHPV. I benefici possono però derivare anche dalla somministrazione del vaccino in età più adulta, specie se prima dell’inizio dell’attività sessuale. È opportuno consigliare la vaccinazione anti-HPV, alle donne in età fertile non vaccinate in precedenza, utilizzando, ad esempio, l’occasione dell’invito al primo Pap-test o HPV test.

Vaccinazione contro difterite, tetano, pertosse (dTpa)

Nel corso della vita è raccomandata la somministrazione periodica (ogni 10 anni) della vaccinazione perché:

− consente di limitare la circolazione del batterio della pertosse e ridurre i casi di malattia che, soprattutto in età adulta possono manifestarsi con quadri anomali di difficile inquadramento che non permettono di giungere in tempi brevi ad una diagnosi certa.

− offre protezione individuale nei confronti del tetano in seguito a traumi e ferite e il verificarsi di casi che rappresentano sempre un’emergenza clinica,

− permette di evitare che la difterite possa tornare nel nostro Paese.

Vaccinazioni in previsione di una gravidanza

In previsione di una gravidanza, è necessario che le donne siano protette nei confronti di morbillo-parotite - rosolia (MPR) e della varicella, dato l’elevato rischio, per il nascituro, derivanti dall’infezione materna durante la gravidanza, specie se si verifica nelle prime settimane di gestazione. Per la varicella contratta nell’immediato periodo pre-parto, il rischio, oltre che per il nascituro, può essere molto grave anche per la madre.

Poiché sia il vaccino MPR che quello della varicella sono, in via precauzionale, controindicati in gravidanza – pur non costituendo un’indicazione all’interruzione della gravidanza stessa se somministrati per errore -, è necessario che, al momento dell’inizio della gravidanza, la donna sia vaccinata regolarmente da almeno un mese.

Vaccinazione anti morbillo-parotite-rosolia (MPR)

Grazie alla vaccinazione ed all’avvio di un piano globale per l’eliminazione, il numero dei decessi e quello dei casi associati al morbillo sono diminuiti dell’80% dal 2000 al 2017. Il morbillo continua, però, a circolare in Italia, come in altri Paesi a causa delle basse coperture vaccinali, che non hanno ancora raggiunto la soglia raccomandata del 95%, e dell’accumulo negli anni di soggetti suscettibili, oggi adulti. Se contratto in gravidanza è associato ad un maggior rischio di complicanze (in particolare polmonite) e mortalità materne rispetto all’atteso.

Alcuni studi hanno, inoltre, riscontrato un rischio aumentato di aborto spontaneo, morte intrauterina, parto pretermine; tale rischio sembra essere più elevato in caso di infezione nel primo e secondo trimestre di gravidanza. L’infezione in prossimità del parto può aumentare il rischio di morbillo neonatale, condizione gravata da una significativa mortalità. La rosolia è solitamente una patologia benigna che presenta raramente complicanze.

Diventa, però, pericolosa durante la gravidanza, soprattutto se la madre contrae l’infezione nel primo trimestre: infatti, più precoce è l’infezione, maggiore è il rischio di danno embrio-fetale (intorno al 90%). La rosolia, in questi casi, può essere responsabile di serie conseguenze nel prodotto del concepimento, quali aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, gravi malformazioni fetali e nel bambino, come difetti della vista, sordità, anomalie cardiache e ritardo di acquisizione delle tappe dello sviluppo.
La parotite è un’infezione lieve nel bambino, mentre nell’adulto sono frequenti le complicanze quali encefalite, meningite, pancreatite e danni all’udito. Se contratta durante le prime 12 settimane di gravidanza è associata a un’alta percentuale di aborto spontaneo (25%), ma non comporta il rischio di malformazioni nel feto.

Vaccinazione anti-varicella

La varicella provoca nell’adulto, particolarmente nella donna incinta, complicanze molto più frequenti che nel bambino, quali polmonite, superinfezioni batteriche, meningite o encefalite; inoltre, durante la prima metà della gravidanza, potrebbe causare malformazioni congenite con gravi lesioni della pelle, delle ossa, degli occhi e del cervello. Pertanto, in soggetti anamnesticamente negativi per la malattia mai vaccinati in precedenza, è opportuno utilizzare tutte le occasioni possibili per offrire attivamente la vaccinazione contro la varicella.

Vaccinazioni durante la gravidanza

La gravidanza rappresenta uno dei momenti più delicati nella vita di una donna, durante la quale le preoccupazioni e le responsabilità legate alla salute della vita del nascituro, così come i timori di assumere farmaci con potenziali effetti indesiderati sul feto.
Tuttavia, proprio la somministrazione di alcuni vaccini in gravidanza è legata alla opportunità di proteggere la donna e il figlio.
Non esistono evidenze che dimostrino un rischio fetale legato alla vaccinazione della gestante con vaccini a microrganismi inattivati. Al contrario, la presenza di anticorpi (trans-placentari) nel neonato riduce il rischio di malattie prevenibili da vaccino nelle prime settimane-mesi di vita, quando il sistema immunitario del neonato è ancora immaturo. È stato osservato che le madri trasferiscono anticorpi al prodotto del concepimento, offrendogli così un certo grado di protezione contro malattie quali morbillo, difterite e poliomielite. Gli anticorpi materni sono in grado di proteggere i neonati dalle infezioni, e modificare la gravità delle relative malattie infettive nei bambini, per un periodo di tempo variabile, a seconda del livello di trasmissione placentare e del tasso di decadimento degli anticorpi acquisiti passivamente.

La trasmissione transplacentare di anticorpi è un processo specifico e attivo, che inizia intorno alla 17a settimana di gestazione e progressivamente aumenta, fino alla 40a settimana, quando le IgG fetali raggiungono livelli più elevati rispetto a quelle materne. Tuttavia, i livelli di IgG fetali sono influenzati da diversi fattori, tra cui concentrazione delle immunoglobuline nel sangue materno, anomalie della placenta, tipo di vaccino eventualmente ricevuto, età gestazionale al parto e tempo intercorso tra vaccinazione e parto. Nel corso di ogni gravidanza e per ogni successiva gestazione sono raccomandate le vaccinazioni contro difterite, tetano, pertosse (anti-dTpa) e anti-influenza

Vaccinazione contro difterite, tetano, pertosse (dTpa)

Di grande rilievo è la vaccinazione durante ogni gravidanza, anche se la donna in gravidanza sia già stata vaccinata o sia in regola con i richiami decennali o abbia contratto la pertosse. Infatti, la pertosse contratta nei primi mesi di vita può essere molto grave e persino mortale, la fonte di infezione è frequentemente la madre, e la protezione conferita passivamente da madri infettate dal bacillo della pertosse o vaccinate molti anni prima è labile e incostante.

Per tali motivi, vaccinare la madre nelle ultime settimane di gravidanza consente il trasferimento di anticorpi in grado di proteggere il neonato fino allo sviluppo di una protezione attiva attraverso la vaccinazione del bambino (a partire dal 3° mese di vita).
Il periodo raccomandato per effettuare la vaccinazione è dalla 27a alla 36a settimana di gestazione, idealmente intorno alla 28a settimana, al fine di consentire alla gestante la produzione di anticorpi sufficienti e il conseguente passaggio transplacentare. 3 Nei casi in cui la vaccinazione non sia stata effettuata durante la gravidanza, si raccomanda di proporla subito dopo il parto per la protezione del neonato riducendo la possibilità che la madre possa trasmettergli la pertosse.

In considerazione del fatto che gli anticorpi anti-pertosse si riducono progressivamente con il trascorrere del tempo, è raccomandato effettuare la vaccinazione dTpa ad ogni gravidanza: questo potrà garantire il passaggio di un alto livello di anticorpi ad ogni nascituro. Il vaccino dTpa si è dimostrato sicuro sia per la donna in gravidanza, sia per il feto.

Vaccinazione anti-influenzale

La vaccinazione anti-influenzale è raccomandata alle donne in qualsiasi epoca della gravidanza. Infatti, l’influenza stagionale aumenta il rischio di ospedalizzazione materna, prematurità, parto cesareo, distress fetale, basso peso del nascituro e interruzione di gravidanza. Anche nei neonati al di sotto dei 6 mesi di vita, per cui non esiste ancora un vaccino, l’influenza aumenta il rischio di malattia severa e complicanze. La vaccinazione in gravidanza ha, invece, un effetto protettivo sui neonati attraverso il passaggio di anticorpi protettivi dalla madre.

I vaccini controindicati in gravidanza


Eventuali rischi teorici da vaccinazione in gravidanza potrebbero derivare dall’utilizzo di vaccini a virus vivo. Pertanto, la somministrazione di vaccini vivi attenuati è, a scopo cautelativo, controindicata in gravidanza.

I vaccini contro Morbillo, Parotite, Rosolia (MPR) e varicella, contenendo vaccini a virus vivi attenuati, non possono essere somministrati in gravidanza, sebbene l’effettuazione accidentale della vaccinazione in donne che non sapevano di essere in gravidanza, non ha mai fatto registrato un aumento di aborti o malformazioni.
È, inoltre, opportuno che le donne che intendono programmare una gravidanza siano informate della necessità di posticiparla di un mese dopo la vaccinazione. Tuttavia, l’esposizione accidentale della donna in gravidanza alla vaccinazione, o l’inizio di una gravidanza entro le quattro settimane successive alla vaccinazione, non rappresentano indicazioni all’interruzione volontaria di gravidanza. Anche la vaccinazione anti-HPV non è attualmente consigliata durante la gravidanza, poiché non sono stati effettuati studi specifici sull’impiego del vaccino in donne in stato di gravidanza. Si precisa che durante il programma di sviluppo clinico, la somministrazione accidentale in donne gravide non ha fatto registrare un aumento di malformazioni o di aborti rispetto al gruppo di controllo.

Tuttavia, pur in assenza di segnali di possibili effetti teratogeni, i dati non sono sufficienti per raccomandarne l’uso durante la gravidanza.

L’eventuale somministrazione accidentale in gravidanza non rappresenta un’indicazione all’interruzione volontaria della stessa, mentre la vaccinazione dovrà essere sospesa e rimandata sino al completamento della gravidanza. La vaccinazione potrà essere completata durante il periodo di allattamento in quanto gli studi dimostrano la sicurezza del vaccino in questa fase.

E’ importante la corretta registrazione nell’anagrafe vaccinale delle vaccinazioni somministrate, allo scopo di monitorare la performance dei programmi vaccinali in corso, inclusi quelli destinati alla tutela della salute della donna e del nascituro.

 

MARIA CONSOLATA DR.SSA AMEDEO
Medico Chirurgo
Specialista in Ginecologia e Ostetricia

 

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